Robert Gilmore

Alice nel paese dei quanti

Editore: Raffaello Cortina

La Meccanica Quantistica raccontata come in una fiaba. Con questa storia, Robert Gilmore ha creato una favola perfetta per raccontare, anche ai bambini, com'è fatto il mondo.
Recensione di Angelo Mastroianni (prelevato dal sito www.torinoscienza.it/recensioni)

Quel genio immortale che è stato Richard Feynman ha detto: "Per quelli che non conoscono la matematica è difficile farsi un'idea precisa della bellezza, la profonda bellezza, della natura". Eppure Feynman era celebre anche per l'abilità con cui riusciva nei suoi corsi, nelle sue conferenze, a entusiasmare il pubblico inventando storie e formalismi che aggiravano le complesse strutture matematiche che lui stesso aveva contribuito a creare.

Alice nel paese dei quanti gli sarebbe certamente piaciuto: gli ingredienti per un ottimo prodotto di divulgazione scientifica ci sono tutti. C'è una storia e soprattutto tanti personaggi; c'è una protagonista presa in prestito dalle straordinarie storie di Luis Carroll; c'è l'atmosfera surreale e fiabesca; e c'è la fisica. E non quella di tutti i giorni, ma quell'autentica rivoluzione del pensiero che è la meccanica quantistica, profonda e inconcepibile senza formule e simboli matematici. Invece Robert Gilmore sa concepirla, riuscendo dove forse neanche il grande Feynman sarebbe arrivato: dare voce e anima direttamente agli abitanti di Quantilandia: elettroni, fotoni, atomi, particelle.

Con grande intuizione narrativa, l'autore riesce a far ... parlare la fisica: ecco allora Alice frastornata dagli elettroni che le saltellano intorno gridando "Sono sempre io!" (particelle identiche), palline dai contorni non ben definiti che non possono stare fermi un attimo se non vogliono sparpagliarsi in tutto lo spazio (principio di indeterminazione di Heisenberg). Ci sono poi, disseminati in tutto il libro, nomi di scienziati, espressioni, che riecheggiano nella mente del lettore che conosce la fisica teorica del primo '900, ma lasciano ugualmente qualche suggestione nel lettore digiuno di fisica: nella Sala Gedanken si effettuano gli esperimenti ideali, alla Banca Heisenberg si paga l'energia con il tempo (o viceversa), alla Scuola Copenaghen si discute dell'interpretazione del concetto di misura con un maestro dai tratti eleganti di Niels Bohr; all'Accademia Fermi-Bose si affrontano i rudimenti delle statistiche quantiche; al Castello Rutherford Alice fa il suo incontro con i boss di Quantilandia: i nuclei.

Alice nel paese dei quanti non ha la pretesa di insegnare, anche in questo senso è un libro divulgativo al passo coi tempi. L'unico obiettivo per il target di non specialisti è quello di affascinare, suggestionare, incuriosire. D'altra parte, "se volete, leggete la nota alla fine del capitolo", ammonisce l'autore per il lettore che non si accontenta della favola. Paradossalmente, invece, il libro può insegnare qualcosa a chi la meccanica quantistica la conosce già. Perché è certamente vero (e Feynman sarebbe stato d'accordo) che non c'è nulla che descriva il principio di sovrapposizione degli stati meglio di una somma di autofunzioni di operatori in uno spazio di Hilbert. Ma è altrettanto vero che nessuna frase aiuta la comprensione di questo principio meglio di quella che si legge di fronte alla scrivania del Ragioniere Indeterminato alla Banca Heisenberg: "CIO' CHE NON E' VIETATO E' OBBLIGATORIO!".

In un certo senso, lo stesso rammarico che provava Feynman per chi non può farsi un'idea precisa della bellezza della natura lo prova il lettore fisico nei confronti del lettore meno esperto, per il fatto che quest'ultimo non può cogliere alcuni dettagli dietro alle metafore di Quantilandia. E' infatti un'esperienza divertente e stimolante quella di ritrovare nelle parole del Meccanico Quantistico o del Meccanico Classico o di uno qualsiasi dei bizzarri personaggi di Quantilandia le situazioni che si era abituati a sintetizzare con il formalismo matematico. Ed è altrettanto divertente lasciarsi scorrere in mente le formule che stanno dietro ai loro racconti. Ma chissà, forse il lettore meno esperto coglie altri significati e aspetti che il fisico si perde. E poi, a cosa serve farsi l'"idea precisa" di cui parlava Feynman? Sarebbe già un'ottimo risultato se chiudesse il libro pensando che la fisica e la matematica non sono poi così assurde, piuttosto è il mondo che è strano!

L'autore è dovuto scendere giustamente a qualche compromesso con il rigore: ad esempio, della funzione d'onda (tradotta all'americana come "ampiezza") non dovrebbe farne il quadrato ma il modulo quadro, e Alice non dovrebbe poter passare attraverso più di una porta per volta, non essendo un oggetto quantistico. Ma anche questo è il

compito del comunicatore della scienza (il termine divulgatore può assumere significati fuorvianti): non insegnare tutto ciò che esiste di un argomento, anzi non insegnare affatto, ma trasmettere immagini mentali e impressioni. Non limitarsi a una sterile traduzione dal linguaggio della scienza al linguaggio della vita quotidiana.

Con questa storia, Robert Gilmore ha creato una favola perfetta per raccontare, anche ai bambini, com'è fatto il mondo.